Il Museo d’impresa virtuale, come abbiamo già avuto modo di spiegare in un nostro precedente articolo, è un’entità digitale, che condivide alcune caratteristiche del museo d’impresa tradizionale.
Ricordiamo che, per chiamarsi “Museo”, il Museo d’impresa virtuale®
deve avere le medesime caratteristiche e soprattutto finalità di un museo tradizionale quindi:
- essere accessibile al pubblico in modo digitale, quindi da tutti i devices (pc, cellulari e tablet);
- consentire al pubblico di apprendere le informazioni ed i contenuti relativi ai singoli o gruppi di oggetti esposti;
- esporre gli oggetti in un percorso organico e coerente rispetto a criteri ben definiti dai principi museologici e museografici (tematici, storici, cronologici ecc.).
In questo modo un Museo d’impresa virtuale®
può nascere esclusivamente in digitale, sfruttando al massimo tutte le tecnologie disponibili (ad esempio 3D, realtà virtuale e realtà aumentata) con immagini degli oggetti reali e storici di un’azienda, ad esempio di:
- campioni di abiti
- tessuti
- scarpe
- lavorazioni
- accessori della moda e del fashion
Questi prodotti o campioni di aziende possono essere di dimensioni molto piccole, come nel settore dei i gioielli o degli orologi, ma anche molto grandi come aerei o navi, perché non c’è limite di dimensioni nel digitale!
Il limite è solo quello della scarsa fantasia…
Nel museo d’impresa virtuale non c’è limite alla fantasia!
Oggi non è facile per le imprese italiane avere spazi adeguati alla creazione un museo d’impresa fisico, soprattutto per le PMI, che spesso hanno sede in grandi capannoni, in molti casi anche in affitto, i quali non hanno di certo il fascino e l’attrattiva di un classico museo.
I musei d’impresa che abbiamo analizzato infatti e che fanno parte dell’Associazione Museimpresa, la quale ne riunisce una gran parte, sono quasi tutti appartenenti a grandi imprese (es. Casa Martini, Ducati).
Il museo d’impresa virtuale diventa quindi una valida alternativa, economicamente più abbordabile, quando all’interno dell’azienda si può ricavare qualche spazio fisico per esporre degli oggetti, documenti o campioni storici, ma soprattutto quando questo non è possibile.
In questo modo tante PMI italiane, con alle loro spalle decenni di storia e di attività da raccontare, potranno presentarla al mondo intero.
Potranno raggiungere un ampio pubblico, che i limiti dello spazio fisico non possono contenere, contribuendo a salvaguardare e a promuovere quel Made in Italy, famoso in tutto il mondo, ma soprattutto potranno sfruttare una straordinaria opportunità di marketing e di promozione del loro brand.
La storia dell’azienda Punto Più srl
La storia dell’azienda Punto Più è quella di tante aziende italiane, che hanno fatto dell’artigianalità e della creatività i loro punti di forza, ma la sua continua ricerca di innovazioni le ha garantito, a differenza di altre, di competere nel difficile mercato del lusso, continuando a supportare con le sue decorazioni i brand più noti del lusso internazionale.
L’azienda Punto Più srl nasce nel 1984 come ditta individuale, con socio unico Paola Quadrelli e sede legale nel Comune di San Mauro Pascoli, dove si trova tutt’ora.
Paola all’epoca era presidente del primo Supermercato del piccolo Comune, ma non essendo soddisfatta di quel ruolo, aveva lasciato la sua carica e deciso di acquistare una macchina da ricamo Zangs usata.
Aveva fatto passare la grande macchina da ricamo dalla finestra di una stanza al primo piano della sua abitazione, con annessa un’altra stanza che fungeva da ufficio. Questa era la prima sede dell’azienda, dove con la sorella Maria Luisa, Paola ricamava nei rari momenti che poteva dedicare, fra la gestione della casa e della famiglia.
Il marito, Felice Alberto Colonna, lavorava nella pubblica amministrazione, ma nel tempo libero aiutava Paola, accompagnandola nelle visite ai clienti, all’epoca essenzialmente locali, e nelle rare fiere che si facevano in Italia, agli albori del Made in Italy.
Alberto l’affiancava anche nella ricerca dei programmi per le macchine da ricamo e dei materiali, scoprendo nel corso del tempo una sensibilità artistica, che condividevano e che lo portò a diventare il socio unico dell’attuale società.
Un’azienda innovativa già negli anni ’90
Nel 1991, l’azienda Punto Più srl contava già 20 dipendenti, compresi i tre contitolari e due rappresentati.
Eseguiva la decorazione con strass, borchie e ricami su circa 200.000 capi d’abbigliamento, calzature e articoli di vario genere.
All’epoca nel Comune di San Mauro c’era una concentrazione di industrie calzaturiere, un vero e proprio distretto della calzatura:
- Sergio Rossi
- Casadei
- Baldinini
- Vittorio Pollini
- altre aziende del settore
Nel Comune di Coriano, poco distante, c’era anche il Calzaturificio Valleverde e nel territorio un discreto numero di aziende di confezione e di maglieria, che erano le principali fonti di lavoro dell’azienda.
Alberto Colonna, in una intervista rilasciata all’epoca su una rivista specializzata (“Tecnica della confezione e della maglieria”, n. 162, 1991) dichiarava:
A San Mauro Pascoli e dintorni abbiamo diverse aziende che fanno moda, tutti bei nomi che vanno seguiti e in un certo qual modo incentivati. In questa ottica è nata Punto Più: sapevamo che esisteva già chi eseguiva ricami i applicava strass, ma abbiamo anche capito che non c’era ancora chi mettesse insieme diverse lavorazioni e diverse tecniche.
Sul tema della tecnologia nelle macchine da ricamo, sempre nel 1991, Colonna diceva:
Si potrebbero per esempio creare integrazioni tra computer-grafica e macchine da ricamo, semplicemente dotando queste ultime di computer che prevedano delle uscite per una stampante o dei collegamenti per un monitor, tutte cose che in altri settori sono molto sviluppate”.
Oggi, infatti, le ricamatrici dell’azienda conferiscono i comandi alle macchine tramite monitor e le macchine leggono programmi di computer-grafica.
Il primo Museo d’impresa virtuale al mondo: il Museo Punto Più
Con queste premesse, non pare strano che i titolari di Punto Più srl abbiano creduto nei team di due start up innovative riminesi (YB Formazione srls e YourBoost srls), che hanno progettato e vinto il bando del Fondo Interprofessionale Fondimpresa da 95 mila euro per l’innovazione digitale e tecnologica.
Lo scopo della formazione era la realizzazione del primo “Museo d’impresa virtuale della decorazione di moda”, formando il personale dell’azienda in varie materie:
- museologia
- museografia
- archivistica
- progettazione 3D
- virtual tour.
I formatori, Cristina Ravara Montebelli (archeologa e amministratrice YourBoost srl) e Fabio Roncaglia (designer Studio Roncaglia), hanno formato una ventina di dipendenti sulle precedenti materie, condividendo costantemente la progettualità con i titolari e realizzando dal punto di vista progettuale e tecnico il primo Museo d’impresa virtuale® al mondo.
La realizzazione del Museo virtuale d’impresa, attraverso la formazione del personale
La formazione si è sviluppata nel corso di tutto l’anno 2021 (dalla fine di febbraio all’inizio di dicembre).
Il periodo è stato difficilissimo per tutti a causa della pandemia da Covid 19, ma alla fine del periodo di formazione, in due appuntamenti in azienda (16 novembre e 10 dicembre 2021), grazie anche all’apporto del terzo formatore, Pietro Berti (amministratore di YB Formazione e progettista del bando), il risultato è stato presentato nella sua “versione beta”, al tutto il personale dell’azienda, che aveva partecipato alla formazione: da questi incontri sono scaturiti commenti, apprezzamenti e critiche costruttive.
Il Fondo Interprofessionale Fondimpresa ha quindi premiato, non solo l’innovatività del progetto, ma anche la fruizione di un patrimonio culturale di creatività, artigianato e manodopera Made in Italy di altissimo livello, apprezzato dalle più importanti case di moda internazionali.
Questo è il motivo per cui il progetto del Museo d’Impresa virtuale della decorazione di moda si è avvalso della collaborazione dell’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita), in particolare del “Corso di Laurea in Culture e Tecniche della moda” ed ha avuto come coordinatrice la prof.ssa Daniela Baroncini, per il monitoraggio e la valutazione dell’intero percorso progettuale.